Coliche biliari e rabbia

Al momento stai visualizzando Coliche biliari e rabbia

Coliche biliari e rabbia

 

coliche biliari

 

LE COLICHE BILIARI

Le coliche biliari sono il sintomo più evidente di chi soffre di calcolosi biliare o colelitiasi, cioè presenta calcoli, generalmente formati da colesterolo, che si incuneano nei dotti biliari. I calcoli sono dei piccoli sassolini formati da colesterolo o da depositi di cristalli di bilirubina e calcio. In particolare, lo spasmo della colecisti è più acuto in presenza di un calcolo nel coledoco, il dotto biliare principale. Si manifesta generalmente di notte e con maggiore frequenza dopo aver consumato pasti abbondanti, soprattutto se ricchi di grassi.

Circa l’8% degli italiani ne soffrono senza che si manifestino sintomi o dolori.

Le coliche biliari, più nello specifico,  sono un disturbo viscerale funzionale della Colecisti e dello sfintere di Oddi, sfintere che avvolge la porzione terminale del dotto biliare comune, del dotto pancreatico, nel momento in cui essi attraversano la parete del duodeno. Si verifica quando, la fuoriuscita di #bile e del succo pancreatico è ostacolata per ragioni funzionali, di spasticità delle strutture muscolari dell’apparato.

Lo sfintere di Oddi, regolando il flusso della bile e del succo pancreatico nel duodeno durante la digestione, evita il reflusso dei contenuti duodenali nei dotti biliari e nel pancreas, stimola il riempimento della colecisti con la bile epatica.

La colica biliare è localizzata nel quadrante superiore destro ed è spesso associata a gonfiore addominale, nausea, dispepsia, vomito, e intolleranza ai grassi.
Alla palpazione il paziente solitamente manifesta disfunzioni vertebrali a livello medio-toracico (T6 – T9) e possono corrispondere alla disfunzione viscerale relativa al sistema biliare.

coliche biliari - organi interessati

LE CAUSE DELLE COLICHE BILIARI

La causa delle coliche biliari è generalmente la colelitiasi, cioè la presenza di calcoli nella colecisti, un piccolo organo appena sotto il fegato che raccoglie la bile dal fegato e la rilascia nell’intestino dopo aver consumato i pasti.

Vi sono però anche alcuni fattori di rischio che possono influenzare e predisporre a tale disturbo:

  • Infezione alle vie biliari;
  • Obesità (a causa della eccessiva presenza di colesterolo a discapito dei sali biliari);
  • Precedenti familiari(I calcoli biliari possono essere ereditari e trasmettersi per via genetica);
  • Essere donna (estrogeni, terapie ormonali e gravidanza aumentano i livelli di colesterolo nella bile e diminuiscono la motilità della cistifellea, causando spesso calcoli biliari);
  • Uso di alcuni contraccettivi orali;
  • Alimentazione ricca di grassi (trigliceridi e colesterolo) e povera di fibre (l’aumento del colesterolo nella bile riduce la frequenza di svuotamento della cistifellea;
  • Uso di farmaci anti-colesterolo aumentano la quantità di colesterolo secreta nella bile e quindi predispongono ai calcoli biliari;
  • Età superiore ai 60 anni (l’organismo, con l’avanzare dell’età tende a secernere più colesterolo nella bile).

I SINTOMI DELLE COLICHE BILIARI

La malattia può dare dolore dovuto al passaggio di calcoli nel dotto cistico o nel coledoco oppure può svilupparsi una colecistite acuta con infezione alle vie biliari, ostruzione del dotto coledoco con ittero e pancreatite acuta.

I principali sintomi sono:

  • Dolori acuti e intermittenti (possono ripetersi più volte nell’arco di più ore intervallati da momenti di quiete)
  • Nausea e vomito
  • Febbre o brividi
  • Dolore alla schiena
  • Attacchi di diarrea, con feci morbide e chiare
  • Pelle e occhi giallastri (ittero e subittero), più frequente quando il calcolo è entrato nel coledoco, il tubicino che porta la bile nel duodeno
  • Disturbi del sonno
  • Bocca amara

Si distinguono dalla colica renale, il cui dolore è discendente, perché il dolore migra verso l’alto, il dorso e la regione sotto la scapola e spalla di destra.

Può capitare di accorgersi di soffrire di calcoli alla cistifellea a seguito di un’ecografia, se hanno piccole dimensioni possono infatti essere completamente asintomatici e non dare disturbi specifici. In questo caso è presente il rischio di coliche biliari che però diminuisce col passare del tempo. Diversa è la situazione in presenza di calcolosi sintomatica che richiede un trattamento terapeutico.

COLICHE BILIARI E RABBIA: UNA VISIONE PSICOSOMATICA

La bile è la sostanza più aggressiva presente nel nostro corpo. Non stupisce, dunque, che il fegato, da un punto di vista psicosomatico, sia l’organo connesso alla gestione della rabbia. La maggior parte delle patologie che coinvolgono la zona epatica possono essere ricollegate alla collera e alla sensazione di non riuscire a realizzare o subire qualcosa. 

Esistono molti modi di dire che collegano la bile e il fegato all’emozione dell’ira e dell’invidia frustrata nonchè del coraggio:

  • “mi sale la bile al cervello”
  • “mangiarsi la bile”
  • “mi sono fatto un fegato così!”
  • “ho avuto tanto fegato”
  • “mi sto facendo il fegato amaro”
  • “sono verde di rabbia”

Sono espressioni che spiegano in modo diretto il rapporto tra fegato e reattività caratteriale, un rapporto che, a livello somatico può riflettersi in disturbi quali iperacidità, ingrossamento del fegato, mal di testa, valori del sangue sballati, stitichezza, calcoli alla cistifellea.

La colica rappresenta un tentativo di espellere i calcoli a livello fisiologico, ma a livello psicologico rappresenta la possibilità di far defluire la propria rabbia, i propri risentimenti e rancori. La funzione della cistifellea a livello psicologico consente di controllare la capacità di esprimere questi sentimenti e di prendere decisioni.

L’aggressività repressa a lungo andare danneggia fegato e cistifellea: trattenersi, sopportare e reprimere situazioni conflittuali che richiederebbero una presa di posizione, influisce sul buon funzionamento di questi organi. La formazione di calcoli alla cistifellea rappresenta un giudizio severo e il rancore che proviamo verso noi stessi o gli altri.

L’ira ha bisogno di manifestarsi e fuoriuscire con delle “sane” e giustificate manifestazioni. La rabbia non va né esplosa né repressa, possibilmente va gestita, riconosciuta e canalizzata, può essere catalizzata in modo adattivo e trasformata in energia positiva. Un pò di rabbia ci consente di difenderci, sopravvivere e a volte è indispensabile per riuscire prendere una decisione importante.

 

COME PUO’ AIUTARE L’OSTEOPATIA E LA PSICOTERAPIA

L’Osteopatia mira a normalizzare la motilità intrinseca dell’organo, togliere le afferenze nervose che arrivano al snc tramite l’organo in disfunzione e a ridurre il carico allostatico, riportando così il corpo verso una condizione omeostatica.

La Psicoterapia è utile per affrontare e risolvere la rabbia e le frustrazioni del paziente non inibendole ma trovando il giusto modo di manifestare tali emozioni senza nuocere a se stessi e agli altri.

 


Guarda la mia video intervista nel programma Tv “Una Mela al Giorno” in onda sul canale 264 Cusano Italia Tv condotto da Roberta Sias.

In questa puntata parliamo di coliche biliari e rabbia!


 

L’Associazione MinD – Mettersi in Discussione – Psicologia in collaborazione con Studio Olistico Roma e l’osteopata Eleonora Chiapparelli abbracciano questo approccio e propongono la convenzione Olistic Card

 

Scopri gli sconti e i vantaggi della promozione su
▶️http://associazionemind.it/olistic-card
📩 saranegrosini@associazionemind.it
📱 329 7315339
🌏www.saranegrosini.it / www.studiolisticoroma.it


POTREBBERO INTERESSARTI

psicosomaticaansia ed intestino Il respiro e l'attacco di panico disbiosi intestinale stress e burnoutcandida e stressbruxismo

insufficienza surrenalica

psoriasi

 

 

 

 

 

 

 

infertilità

 

 

 

 

osteoporosiinsonniacefalea e stressemozioni e sistema nervosonervo vagoreflusso

 

 

 

Dr.ssa Sara Negrosini

Psicologa - Psicosessuologa - Psicoterapeuta Umanistica Bioenergetica VicePresidente e Tesoriere Associazione MinD – Mettersi in Discussione. Coordinatrice e Docente Master di II livello presso Università telematica Niccolò Cusano in “Psicologia del Comportamento Alimentare” e “Psicosessuologia”.